Le forme, le dimensioni e l’aspetto delle api.Il corpo delle api è composto da numerosi segmenti denominati metameri che, uniti più o meno saldamente tra loro, costituiscono una sorta di capsula articolata detta esoscheletro o tegumento, composta da diversi strati che, a partire dall’esterno sono noti come cuticola, epidermide e membrana basale. Dal tegumento partono sporgenze interne (tentorio, fragmi, furche e apotemi) che formano il cosiddetto endoscheletro che servono per dare sostegno agli organi interni e l’attacco dei muscoli. Tutto il corpo è ricoperto da peli lisci e articolati, oltre che da setole sensoriali. La presenza di evidenti restringimenti consente di suddividerne il corpo in tre distinte regione morfologiche, il capo, il torace e l’addome.
Fig. 1 – Morfologia esterna dell’ape. Capo Il capo ha la forma di una capsula globosa appiattita sulla quale sono inserite:
All’interno del capo sono ospitati cerebro e gnatocerebro e parte della catena gangliare ventrale, le ghiandole ipofaringee, le ghiandole salivari postcerebrali, i dotti salivari, le ghiandole mandibolari, l’esofago, l’aorta, muscoli e trachee. Il collegamento con il resto del corpo avviene attraverso il foro occipitale, posto sul retro del capo. Torace Il torace è composto da tre segmenti, protorace, mesotorace, metatorace, su ciascuno dei quali si articolano un paio di zampe. Sul secondo e il terzo segmento (mesotorace, e metatorace) sono articolate rispettivamente le ali anteriori e posteriori. Nella parte posteriore del torace si trova inoltre un quarto segmento, denominato propodeo, che morfologicamente appartiene alla parte dorsale del primo segmento dell’addome; a quest’ultimo è attaccato il peziolo, sottile peduncolo appartenente al secondo segmento addominale, attraverso il quale avviene il collegamento tra il torace e l’addome. In corrispondenza delle pleure si trovano tre stigmi o spiracoli tracheali, protetti all’esterno da una frangia di peli con funzione di filtro per le sostanza estranee. Ciascuna zampa è costituita da una serie di articoli che, a partire dalla zona di attacco pleuro sternale del torace, sono denominati coxa (o anca), trocantere, femore, tibia, tarso e pretarso. Coxa e trocantere sono segmenti brevi, tibia e femore lunghi e sviluppati, il tarso è pluriarticolato, il pretarso anch’esso articolato porta le unghie e l’arolio, quest’ultimo utilizzato dall’ape per deambulare sulle superfici lisce. Le zampe anteriori sono dotate sul bordo posteriore della tibia di lunghe setole utilizzate per pulire la superficie degli occhi composti. A livello del margine posteriore del basitarso si trova un incavo di forma circolare e provvisto internamente di lunghi processi; tale struttura, insieme a uno sperone flessibile inserito all’estremità della tibia, è detta stregghia. L’incavo è appoggiato all’antenna, successivamente tenuta in sito dallo sperone, e lo scorrimento della zampa dall’interno verso l’esterno consente di effettuare la pulizia delle antenne. I peli rigidi che si trovano nella parte interna del basitarso sono utilizzati per la pulizia della parte anteriore del corpo. Le zampe mediane sono caratterizzate anch’esse dalla presenza di peli rigidi nella parte interna del basitarso, utilizzati per la pulizia del torace. All’angolo distale interno della tibia si trova inoltre uno sperone appuntito utilizzato per staccare il polline dalle cestelle delle zampe posteriori. Le zampe posteriori sono quelle maggiormente specializzate e differenziate morfologicamente. La parte interna del basitarso è provvista di una decina di file di setole utilizzate per raccogliere il polline depositato sul corpo e sulle altre zampe, e per questa funzione è definita spazzola. Sul bordo inferiore interno delle tibie si trovano invece una serie di setole rigide, dette pettine, utilizzate per staccare il polline dalle spazzole; il polline così staccato cade sul sottostante margine superiore appiattito del basitarso, chiamato auricola. L’auricola, grazie a un movimento a pinza rispetto alla parte esterna della tibia, spinge il polline verso l’esterno della tibia, chiamata cestella. Il perimetro esterno della tibia è occupato da una frangia di lunghi peli rigidi che, insieme a una lunga setola rigida posta lungo il margine inferiore, consentono di stabilizzare il carico di polline che ha un peso di 2-8 mg. Le ali sono costituite da due sottili lamine cuticolari sovrapposte. Le ali sono organi vivi nei quali, all’interno di venature, scorre l’emolinfa e corrono terminazioni nervose e trachee. Le ali si articolano al torace per mezzo di scleriti ai quali sono a loro volta articolati i muscoli direzionali del volo. A riposo le ali sono ripiegate all’indietro, sopra l’addome, con le anteriori sovrapposte a quelle posteriori. Per volare l’ape forma una superficie alare unica unendo tra loro ala anteriore e posteriore. Sul bordo anteriore dell’ala posteriore si trova una serie di particolari uncini, detti hamuli, che si agganciano a una ripiegatura sclerificata posta sul margine posteriore dell’ala anteriore. Il movimento delle ali è garantito da potenti muscoli indiretti del volo, elevatori e depressori, che agiscono determinando la depressione del torace con la conseguente elevazione delle ali, e l’inarcamento dello stesso con conseguente abbassamento delle ali. Il rapido alternarsi dei due movimenti, che può raggiungere le 400 oscillazioni al secondo, consente all’ape di raggiungere la velocità di 20 km orari trasportando un carico di 15 mg di polline o 40 mg di nettare. Addome L’addome si compone di una successione di segmenti anulari detti uriti che presentano una parte dorsale, detta urotergo, e una parte ventrale, detta urosterno, collegate tra loro mediante due aree membranose laterali. Dal punto di vista morfologico ne sono presenti dieci. Ogni singolo urite è leggermente sovrapposto a quello successivo ed è collegato da flessibili membrane intersegmentali che ne consentono una variazione di volume. Il primo segmento morfologico è il propodèo, che fa parte del torace apparente, la parte anteriore del secondo segmento costituisce il peziolo, attraverso il quale passano esofago, catena gangliare ventrale, aorta, alcune trachee, e che consente grande mobilità all’addome. La parte che segue il peziolo è detta gastro. Regina, fuco e operaia hanno il gastro di forma diversa; nella regina e nell’operaia sono esternamente visibili sei segmenti (II-VII morfologico), mentre nei fuchi ne è visibile uno in più (II-VIII morfologico) e parte del IX. I segmenti non visibili sono di dimensione ridotta e sostanzialmente modificati. La regina ha un addome più sviluppato, a causa dello sviluppo degli ovari. Il pungiglione è presente solo nell’operaia e nella regina. Si trova all’interno della cosiddetta camera del pungiglione originata dal ripiegamento verso l’interno dei segmenti VIII-X, di consistenza membranosa. Il pungiglione è composto di uno stiletto dorsale e due lancette ventrali. Al momento della puntura le due lancette scorrono, con movimento alternato, guidate da due rilievi posti sullo stiletto. Le lancette sono provviste, lateralmente, di una serie di uncini che ne impediscono l’estrazione, quando l’ape punge tessuti elastici come quelli dell’uomo. La conformazione di stiletto e lancette forma internamente un fine canale attraverso il quale scorre il veleno, prodotto dalla ghiandola acida, che fuoriesce dall’apice e attraverso piccoli canalicoli laterali che sboccano in corrispondenza degli ultimi cinque uncini di ciascuna lancetta. La regina ha un pungiglione lievemente ricurvo, con uncini più piccoli e meno numerosi.
Fig. 1 – Ingrandimento di pungiglione d’ape. Immagine tratta da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”. Quattro paia di ghiandole della cera, presenti solo nell’operaia, si trovano nella parte inferiore dell’addome in corrispondenza degli sterniti VI, V, VI, VII, al di sotto di particolari superfici, dette specchi della cera, sulle quali si solidifica sotto forma di scagliette il liquido prodotto delle ghiandole ciripare. Stigmi respiratori posti lateralmente ad ogni segmento, costituiscono il punto di partenza delle trachee che, insieme ai sacchi aerei, costituiscono il sistema respiratorio dell’ape. La ghiandola odorifera di Nasόnov collocata in corrispondenza della membrana intersegmentale, fra il sesto e il settimo tergite, delle operaie. Una serie di microscopiche aperture consente la liberazione all’esterno di componenti molto volatili che funzionano in particolare come segnali di aggregazione per le api di una stessa famiglia. |