L’organizzazione e la conduzione dell’apiario, le visite e le principali operazioni: riunioni, travasi, spostamenti, sciamatura artificiale, blocco della covata, nutrizione, trattamenti anti-varroa e altro.
Vita e organizzazione delle api Un’arnia abitata da una famiglia d’api costituisce un alveare. All’interno di ogni alveare normalmente coesistono 3 tipologie di api: la regina, qualche centinaio di fuchi e alcune migliaia di api operaie (40.000-60.000). L’organizzazione del lavoro all’interno dell’alveare è ben definita ed è volta a garantire la sopravvivenza della famiglia; ogni elemento potenzialmente dannoso viene immediatamente eliminato per garantire il bene della collettività. In questa organizzazione non esistono gradi gerarchici, ma solo attività che vengono svolte a turno, a seconda dell’età e delle caratteristiche dei singoli individui; la stessa regina viene salvaguardata per garantire le sue peculiarità di fattrice, ma non ha alcun privilegio gerarchico. Le giovani api (sino a circa 15 giorni dalla nascita) normalmente si occupano di lavori interni all’alveare quali la nutrizione, la pulizia, la ventilazione, la guardia e difesa, il trasporto e la maturazione del miele, il trasporto di acqua, polline e propoli. Successivamente, divenute adulte, le api si dedicano all’attività di bottinaggio per il resto della loro vita (4/6 settimane). Poiché la fecondità della regina ha una durata di circa 4 anni, la sopravvivenza della colonia è affidata alla sostituzione periodica della regina. Questa operazione avviene tramite la sciamatura. Generalmente, la sciamatura avviene con l’approssimarsi di una forte fioritura, affinché il raccolto sia sufficiente a garantire la sopravvivenza sia della nuova e sia della vecchia famiglia. La vecchia regina viene seguita da un buon numero d’api (10/20000 api, circa 1 o 2 chili), che recano con sé una scorta di cibo sufficiente a nutrirle finché esse non riusciranno a individuare il luogo adatto per costruire un nuovo nido; allora la vecchia regina riprenderà la deposizione e le bottinatrici avvieranno subito la raccolta. Le giovani api rimaste nel vecchio nido seguono la covata e attendono la schiusa della regina; esse si nutrono delle scorte lasciate dalle api sciamate. Successivamente la regina verrà inseminata dai fuchi più forti e inizierà a deporre, sostituendosi alla vecchia regina. Con il cessare del raccolto, al termine della bella stagione, la regina riduce la covata e la famiglia sopprime i fuchi, in quanto ormai inutili e dannosi alle scorte alimentari. In questo periodo, le colonie più deboli sono soggette ai saccheggi di quelle più forti; tutte le famiglie si dedicano alla disperata ricerca di alimenti per aumentare le scorte invernali. Con l’arrivo dei primi freddi le api si restringono fra di loro e la regina riduce e quindi sospende la deposizione. La famiglia forma un glomere (4 telaini coperti di api durante l’inverno sono da considerarsi normali) e l’attività si limita a garantire l’alimentazione e la temperatura di sopravvivenza. In sintesi, queste sono le principali fasi del ciclo di vita delle api. Talvolta avvengono però delle anomalie naturali o delle alterazioni indotte dalla conduzione dell’apicoltore che costringono le colonie a modificare questa impostazione; la famiglia generalmente si adatta bene ai mutamenti e le attività svolte all’interno dell’alveare vengono cambiate di conseguenza, con il fine di garantire la sopravvivenza della comunità. La conoscenza della vita delle api è essenziale per l’apicoltore; con essa egli è in grado di aumentare la propria produzione garantendo la sopravvivenza e la buona salute delle proprie api. Le visite L’apicoltore visita i propri alveari per verificare lo sviluppo delle famiglie e per garantirsi il miglior raccolto. Durante le visite, a seconda della situazione di ciascun alveare, l’apicoltore interviene in base alla propria sensibilita’ e alla propria esperienza. Le visite dell’apicoltore turbano l’organizzazione della famiglia e ne riducono temporaneamente la produttivita’; alcuni apicoltori riducono percio’ il numero delle visite al minimo indispensabile (primaverile e autunnale), accontentandosi di dedurre lo stato delle famiglie dall’osservazione esterna e di intervenire in caso di evidente anomalia. Ciò accade soprattutto ai professionisti, i quali dispongono di un tempo limitato: una buona ispezione richiede almeno 10 minuti per alveare. Ecco alcuni buoni motivi per fare una visita:
Tutte queste operazioni implicano l’apertura degli alveari, anche se alcune di esse non richiedono l’estrazione dei telaini dal nido (posa e raccolta dei melari e interventi contro la varroa). Pur potendo dedurre le condizioni dell’alveare dall’osservazione del traffico di api all’ingresso dell’arnia, dalla loro importazione di polline (necessario per l’alimentazione della covata) e dai residui depositati nei cassetti di ispezione, l’apertura dell’alveare può sempre celare sorprese. Al di la’ del periodo primaverile, durante il quale e’ necessario attuare controlli piu’ frequenti per evitare la sciamatura, una buona strategia puo’ essere quella di ispezionare solo gli alveari che presentano segni di squilibrio e debolezza anche se, in alcuni casi, l’intervento potrebbe risultare tardivo. Per non suscitare l’aggressività delle api e’ opportuno procedere all’apertura degli alveari in assenza di vento o pioggia, possibilmente nelle ore centrali di giornate calde, sfruttando l’assenza delle bottinatrici per lavorare piu’ agevolmente. Normalmente non vi sono problemi ad aprire un alveare anche senza ricorrere al fumo ma, talvolta, a causa di condizioni avverse (mancanza di nettare o di polline, morte della regina, paura di saccheggi, schiacciamento di qualche ape) o semplicemente per le loro caratteristiche genetiche, le api possono aggredire l’apicoltore obbligandolo alla ritirata. Per questa ragione e’ sempre opportuno avere a disposizione l’affumicatore ben carico e fumante, anche se spesso non si usa. Qualche breve soffiata di fumo ben diretta, corposa ma non eccessiva, in genere e’ sufficiente a calmare la famiglia e torna sempre utile per creare spazi liberi nella zona di lavoro. Se il fumo non basta, non resta altro che coprire l’alveare (con un sacco di iuta) e allontanarsi lentamente portando lontano le api piu’ aggressive (risulta utile sfruttare gli alberi per confondere le api ruotando intorno ad essi); sarà possibile tornare all’alveare quando l’irritazione della colonia si sia placata e riprovare o richiudere l’arnia e rinviarne l’ispezione. L’eccessiva aggressività e’ un fattore genetico negativo che deve essere scoraggiato evitando di far riprodurre queste famiglie. Prima di aprire un alveare, conviene dunque indossare maschera e guanti (se siete sensibili alle punture) e accendere l’affumicatore. Dotatevi quindi di leva e sollevate il coprifavo interponendo la leva nell’angolo destro posteriore fra nido e coprifavo. Sollevate lentamente il coprifavo (che sara’ sigillato dalla propoli) e sbuffate un lieve soffio di fumo entro l’alveare, quindi rimuovete il coprifavo e appoggiatelo sui travetti di sostegno degli alveari, evitando di schiacciare le api rimaste sul lato interno del coprifavo. Se siete pazienti, sarebbe bene coprire il nido con un sacco di iuta lasciando scoperta solo la parte in lavorazione. La visita deve essere breve per ridurre il pericolo di saccheggi o di raffreddamento della covata; essa va compiuta con movimenti dolci e misurati ma fermi e decisi. La visita consiste nell’ispezione di tutti i telaini del nido: tolto il primo telaino laterale (o il diaframma), lo si appoggia sui travetti di sostegno degli alveari (mai in terra); si procede poi con il secondo telaino, il quale prendera’ il posto del primo all’interno del nido, e cosi’ via, sino a collocare il primo telaino tolto al posto dell’ultimo. Con la visita successiva sara’ opportuno procedere in senso inverso per riequilibrare l’organizzazione del nido. Se si rendesse necessario togliere tutti i telaini e’ bene predisporre 2 melari sovrapposti, nei quali ospitarli senza provocare saccheggi. Per togliere un telaino dal nido agite con la leva sulle orecchiette, facendo perno sul lato del telaino precedente (o successivo) o sfruttando lo spazio laterale fra il distanziatore e la parete del nido. Durante l’ispezione, il telaino va afferrato per le due orecchiette laterali e mantenuto verticalmente per evitare la fuoriscita di uova o di miele; poiche’ il telaino risulta normalmente coperto di api e’ possibile soffiare leggermente nella zona da ispezionare per liberarla temporaneamente. Visita primaverile La visita primaverile avviene durante le prime fioriture, con temperatura esterna superiore ai 10 gradi. La visita deve essere rapida per evitare il raffreddamento della covata (la temperatura interna e’ di 35/37 gradi) e serve principalmente per verificare la presenza della covata, di scorte sufficienti per lo sviluppo e l’assenza di malattie o anomalie. Ogni telaino deve essere estratto e verificato mantenendolo in verticale con il sole alle spalle per verificare la presenza di uova e di covata fresca. Se necessario liberate Il telaino dalle api con un secco scossone o con la spazzola (questa va invece usata con delicatezza). La covata deve essere compatta e regolare e deve occupare completamente almeno 3 telaini, altrimenti,in caso di covata poco estesa, irregolare o in presenza di sole celle da fuco, e’ necessario individuare le cause di debolezza, la quale può essere dovuta a malattie oppure all’anzianità o alla sopraggiunta sterilità della regina. Tutti i problemi della precedente stagione vengono generalmente evidenziati durante la visita primaverile. La primavera e’ stagione di risveglio ed entusiasmo per le api e limitate situazioni di debolezza possono essere superate grazie al successivo sviluppo della famiglia; e’ però necessario mantenere sotto controllo gli alveari deboli: in caso di peggioramento o di carenza di sviluppo sarà infatti opportuno procedere con la sostituzione della regina, con riunioni o addirittura con la soppressione della colonia. Le famiglie deboli possono essere equilibrate prelevando un telaino di covata da una famiglia robusta: scuotere il telaino prima del trasferimento per evitare lotte fra le api di famiglie diverse: le poche api rimaste dopo lo scuotimento possono essere lasciate sul telaino: si tratta di giovani api dedite all’assistenza della covata; esse vengono normalmente accettate. Se la famiglia appare invece robusta è invece opportuno inserire un telaino con foglio cereo o già costruito, al fine di espandere il nido. Provvedere inoltre ad ampliare l’ingresso dell’alveare. Le famiglie particolarmente sviluppate (4/5 telaini di covata), sono normalmente più inclini alla sciamatura naturale e possono essere utilizzate per la formazione di nuovi nuclei. Una buona norma e’ quella di spostare gradualmente ai margini esterni della covata i telaini di covata più vecchi, per provvederne successivamente alla sostituzione con fogli cerei. L’inserimento di un telaino con foglio cereo deve essere valutato attentamente: la creazione di nuovi spazi dev’essere di vantaggio e non di detrimento per la famiglia. In genere i criteri sui quali basare le proprie valutazioni sono i seguenti:
Prima di concludere la visita provvedete alla pulizia dei fondi e dei cassetti e versate l’acqua negli abbeveratoi. Le api consumano grandi quantità d’acqua e l’averla a portata di mano fa loro risparmiare molte energie. La visita primaverile vi fornisce tutte le informazioni necessarie per valutare le condizioni del vostro apiario e per impostare la conduzione della nuova stagione. Visita autunnale La visita autunnale si svolge a fine settembre/inizio ottobre ed ha lo scopo di aiutare le famiglie ad affrontare l’inverno, per raggiungere la successiva primavera nelle migliori condizioni per riprendere lo sviluppo. Queste operazioni vengono definite con il termine ‘invernamento’. Anche durante questa visita occorre valutare la forza delle famiglie e procedere senza ripensamenti alla riunione di famiglie deboli: una famiglia disposta su meno di 5/6 telaini (3/4 di covata) ha scarse possibilità di superare l’inverno; e’ quindi più opportuno rinforzare un’altra famiglia ed eventualmente separarla durante la primavera successiva. Questo metodo, oltre a garantire la sopravvivenza delle api, offre il vantaggio di poter sempre disporre di nuove regine e di contenere il fenomeno della sciamatura naturale. Per affrontare l’inverno le famiglie devono essere ristrette per riscaldare il nido con maggiore facilità. Per questo scopo occorre inserire i separatori (diaframmi) e isolare l’intercapedine fra nido e separatori; quindi occorre isolare anche lo spazio fra coprifavo e tetto. L’isolamento puo’ avvenire con stracci, giornali o materiali usati per l’edilizia (paglia di vetro, polistirolo, etc.). Inoltre é necessario dotare le api di abbondanti scorte per consentirgli di superare la stagione fredda. I consumi delle famiglie aumentano con il freddo e con la deposizione primaverile ed e’ molto importante che al momento della prima deposizione (che avviene generalmente in presenza di fioriture modeste) sia disponibile una buona quantità di alimento. Normalmente, in presenza di clima continentale 3/4 telaini pieni di scorte (circa 12/16 kg di miele) sono sufficienti a garantire un buon invernamento. Questa quantita’ puo’ essere ridotta nelle zone meridionali mentre deve essere aumentata nelle zone di montagna. In caso di stagioni particolarmente rigide é possibile alimentare successivamente le api con candito o sciroppo. La visita si conclude con la pulizia dei cassetti di fondo e con il restringimento della porticina di ingresso. Vedi anche l’articolo sull’invernamento del dr. Piero Piton e del prof. Franco Marletto da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”: Individuazione della regina Per compiere alcune operazioni (orfanizzazione, sciamatura artificiale, blocco della covata) e’ necessario individuare la regina. Se talvolta ciò risulta molto semplice (individuazione a colpo d’occhio, soprattutto quando le api non sono troppo numerose), in altre circostanze puo’ risultare assai difficile, anche dopo aver ripetutamente ispezionato i telaini (per es. in presenza di molte api o nel caso che la regina si nasconda o si sposti rapidamente da un telaino all’altro). In questi casi e’ necessario ricorrere a metodi più drastici, quale ad esempio, quello della setacciatura: disponete un’arnia vuota a fianco di quella occupata e travasate i telaini di covata nella nuova arnia dopo averli liberati dalle api scuotendole nella vecchia arnia. Successivamente inserite un melario sulla nuova arnia, separato da una griglia escludi-regina e scuotete i telaini della vecchia arnia nel melario: le api raggiungeranno la covata mentre la regina resterà sulla griglia. Per individuare più facilmente la regina, alcuni apicoltori ricorrono al metodo della marcatura: ogni anno la neonata regina viene marcata sul torace con un colore diverso: rosso, verde, blu, bianco, giallo, quindi si riprende dal rosso e così via (una regina non vive più di 5 anni). La marcatura è però un’operazione molto delicata; essa richiede una certa abilità per non comprometterne l’efficienza fisica della regina o di renderla mal accetta a causa dell’odore della vernice; a volte questa operazione provoca l’uccisione della regina da parte delle operaie. Talvolta e’ possibile procedere alla marcatura mentre la regina si trova sul favo, altre volte, quando essa si dimostra inquieta, é opportuno ricorrere a cilindri a stantuffo o a dischi di plastica per immobilizzarla prima dell’applicazione della vernice. Esistono in commercio appositi strumenti per facilitare la marcatura, venduti insieme a miscele di vernice (in genere a base di acetone) o a dischetti da applicare con collante. Inserimento di una cella reale Una cella reale viene innestata in una famiglia orfana o per sostituire una vecchia regina ormai improduttiva. L’inserimento avviene prelevando la cella reale da un altro alveare (o dal proprio allevamento di regine), intagliandola con una lama affilata e asportando una base a forma di coda di rondine trapezoidale rovesciata. La cella prelevata può venire innestata nel favo ospitante (anch’esso opportunamente intagliato) o può essere alloggiata fra i due telaini centrali di covata. Per evitare episodi di sovreccitazione nella famiglia ricevente, e’ opportuno ripulire molto bene sia il favo che la cella reale dalla poltiglia di larve che inevitabilmente restano schiacciate nelle celle intagliate. In presenza della vecchia regina, le celle reali vengono spesso rosicchiate alla loro base dalle api della famiglia ricevente, e quindi trafitte dalla vecchia regina. Per evitare questo fenomeno e’ consigliato avvolgere la cella reale con carta stagnola (o entro appositi cilindretti in plastica) lasciando scoperta solamente la parte opercolata (la punta della cella reale), destinata a far sfarfallare la nuova regina. Difficilmente la zona dell’opercolo viene attaccata e la nuova regina potrà uscire dalla cella ed eliminare la propria rivale o costringerla alla sciamatura. Inserimento di una regina Alla presenza di famiglia orfana o per la creazione di un nuovo nucleo, e non sia possibile ricorrere all’introduzione di un favo di covata fresca o di una cella reale opercolata, è possibile inserire una nuova regina già feconda. Essa può essere acquistata da riproduttori specializzati o allevata in proprio: e’ sempre bene avere un piccolo allevamento di regine di scorta, per arginare fenomeni di improvvise orfanità. La nuova regina non e’ sempre ben accettata dalla famiglia e vi sono casi in cui essa viene immediatamente soppressa tramite aggomitolamento; e’ percio necessario ricorrere ad alcune precauzioni, ricorrendo ad uno dei due metodi elencati:
In entrambi i casi, dopo l’introduzione della nuova regina, è necessario tenere sotto controllo la famiglia per verificarne l’accettazione. Se si desidera formare un nuovo nucleo con una regina feconda é consigliato facilitarne l’inserimento prelevando i telaini di covata da diversi alveari (3/5 favi); se si desidera inserirla in una famiglia orfana e’ bene formare un nuovo nucleo (2/3 favi) e quindi aggregarvi i restanti telaini a più riprese (riunione). Famiglie fucaiole In caso di presenza di sole celle opercolate con la caratterica bombatura dei fuchi (un po’ meno accentuata) si e’ in presenza di una o piu’ api fucaiole (ovaiole), cioe’ di operaie trasformate in regine per sopperire alla morte della precedente regina e in mancanza di uova per generarne una nuova. In tal caso e’ necessario provvedere alla sostituzione di tutte le api fucaiole con una nuova regina: trasportate tutti i telaini ad un centinaio di metri di distanza e scuotete tutte le api in terra, quindi riportate i telaini nell’arnia e inserite un favo con covata fresca (devono esserci uova appena depositate) per consentire alla colonia di generare una nuova regina o inseritene direttamente una nuova. Le api fucaiole, appesantite dalle uova, non dovrebbero essere in grado di rientrare nell’alveare, mentre tutte le altre lo faranno; noi abbiamo sperimentato questo metodo (e altri) con alterne fortune. Una famiglia fucaiola e’ difficile da trattare: le api non accettano facilmente il cambio della regina se non si provvede all’eliminazione delle fucaiole:
Per queste ragioni e’ necessario prima eliminare le api fucaiole e, se non e’ possibile individuarle (non e’ facile perche’ sono di dimensioni appena maggiori delle operaie), e’ necessario procedere con il metodo dello scuotimento a distanza, con buone probabilità che esse non rientrino nel nido. Riunioni Le famiglie deboli possono essere rinforzate attraverso le riunioni. Prima di riunire due famiglie e’ consigliabile eliminare (qualche giorno prima) una delle due regine, per evitare di sottoporle ad una lotta che potrebbe produrre inutile eccitazione all’interno dell’alveare, danneggiandole entrambe; alcuni apicoltori non se ne preoccupano e riuniscono le famiglie lasciando alla regina più forte il compito di eliminare la rivale. In entrambi i casi e’ possibile ricorrere ad alcuni semplici metodi per far si che le 2 famiglie si riuniscano gradualmente, senza inutili lotte:
Con questi metodi e’ anche possibile rinforzare una famiglia con telaini provenienti da più famiglie; in tal caso risulta più efficace il metodo dello sciroppo o della farina. In alcuni momenti, per esempio durante le grandi fioriture, le api sono molto impegnate nella raccolta ed è possibile riunirle anche senza alcuna precauzione. Infine, l’inserimento di uno o più telaini di covata con le sole api nutrici e pulitrici, normalmente non genera aggressioni. Travasi I travasi di api da un’arnia all’altra sono operazioni molto semplici che generalmente avvengono per sostituire un’arnia o per trasferire un nucleo alla sua sede definitiva. Avvicinate le due arnie sfilando i telaini dal nucleo o dall’arnia da sostituire e inseriteli nell’altra; infine scambiate le arnie di posto e smontate il fondo della vecchia arnia scuotendo o spazzolando le ultime api nell’arnia nuova. Vedi l’articolo del dr. Piero Piton da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”: Travaso Spostamenti Lo spostamento di un alveare può avvenire in qualunque momento se effettuato a tappe successive di circa 30/40 cm, oppure per distanze superiori ai 3 km (cioe’ il raggio di azione delle bottinatrici); in quest’ultimo caso va fatto di sera: in questo modo si ha la certezza di conservare tutte le bottinatrici, poiché esse riconoscono l’ubicazione del proprio nido e, in mancanza di esso si disperderebbero negli alveari circostanti o morirebbero nella ricerca della propria dimora, soprattutto in condizioni di bassa temperatura. A volte invece, gli spostamenti vengono fatti dagli apicoltori per rinforzare una colonia debole: le bottinatrici del vecchio alveare, rientrando cariche di polline e miele nel nuovo alveare vengono ben accolte dalla nuova famiglia. La famiglia che ha perso le bottinatrici dovrà essere nutrita finché non avrà provveduto a ricrearle. Cattura di uno sciame naturale La partenza di una sciame naturale è un fenomeno di notevole imponenza: una nube d’api si stacca dal proprio alveare e raggiunge il luogo scelto per formare il nido, quindi, a poco a poco, le api si raggruppano a grappolo proteggendo la regina. Il primo spostamento di uno sciame naturale avviene, in genere, a poche decine di metri dal nido di origine, agevolandone il recupero da parte dell’apicoltore. A volte lo sciame si ferma per un paio di giorni; altre volte, soprattutto se disturbato o eccessivamente esposto al sole, riparte per altre destinazioni a poche ore dalla sciamatura: l’apicoltore dovrà quindi intervenire rapidamente per evitare di perderlo. Le operazioni di recupero variano a seconda del posizionamento dello sciame:
In tutti i casi, per recuperare tutte le bottinatrici, occorre lasciare l’arnietta nei pressi del grappolo sino a sera. Per il recupero di uno sciame sono da considerare i seguenti aspetti:
Riduzione della sciamatura La sciamatura naturale avviene durante le migliori fioriture e azzera la produttività delle famiglie. Per ridurre questo fenomeno e’ possibile ricorrere ad alcune misure preventive, quali:
Sciamatura artificiale La sciamatura artificiale consente all’apicoltore di controllare lo sviluppo del proprio apiario e riduce le probabilità di sciamatura naturale, salvaguardando il raccolto; a questo proposito e’ bene ricordare che una famiglia di api raccoglie una quantità di miele proporzionale al numero di api bottinatrici, cioè alla dimensione della covata di un mese prima. La sciamatura artificiale consiste nella divisione di una famiglia (o di più famiglie) forzando il nucleo orfano alla creazione di una nuova regina; essa può avvenire con varie modalità e tempistiche a seconda del risultato che si desidera ottenere. Poiché riduce la popolazione di una famiglia, questa operazione prevede l’uso di diaframmi per limitare le dimensioni del nido e di arniette in polistirolo per nuclei da 5 o 6 telaini; queste ultime consentono un più rapido sviluppo aiutando le famiglie a mantenere stabile la temperatura interna. Le possibilità di generare una famiglia in grado di superare l’inverno partendo da un nuovo nucleo aumentano se la formazione del nucleo avviene in primavera e con abbondanza di fioriture: il nuovo nucleo può sopravvivere solo se raggiunge l’inverno con almeno 3/4 telaini di covata su un totale di almeno 6 telaini coperti di api. Nelle regioni a clima continentale (centro-nord) si sconsiglia pertanto di eseguire la sciamatura artificiale oltre la prima metà del mese di luglio. Una famiglia di media consistenza e’ composta da circa 40.000 api (50% bottinatrici e 50% dedite a pulizia e cura della covata) e da 20.000 celle di covata; raggiungere la stagione autunnale con una simile consistenza e con una nuova regina, garantisce alla colonia il superamento della stagione fredda e un rapido sviluppo nella primavera successiva. Di seguito vengono descritti alcuni metodi utilizzati per la sciamatura artificiale. Riduzione della sciamatura naturale Questo metodo consiste nel sottrarre uno o più telaini di covata per ridurre la forza di una famiglia a favore della formazione di nuovi nuclei. La famiglia d’origine dovrà ricostruire la propria forza e sarà meno propensa alla sciamatura. Divisione della famiglia Una famiglia di buona consistenza (almeno 5/6 telaini di covata) può essere divisa in parti uguali (telaini e api) per dare origine ad un nuovo nucleo. La famiglia con la regina verra’ privata delle api bottinatrici a vantaggio dell’altra famiglia, la quale dovendo dar vita ad una nuova regina, potrà beneficiare della presenza delle bottinatrici e del loro raccolto. Il metodo adottato è il seguente:
Nel caso che non sia stata trovata la regina nell’alveare di origine e’ possibile procedere ugualmente, ponendo l’alveare d’origine a fianco del nuovo nucleo; in tal caso le bottinatrici si ripartiranno fra le 2 famiglie con prevalenza in favore dell’alveare con la regina; successivamente si dovra’ aver cura di rinforzare la famiglia orfana con telaini prelevati da altre famiglie o arricchendola con le bottinatrici di altre famiglie. Nuclei e famiglie divise devono essere nutrite artificialmente (soprattutto le colonie prive di bottinatrici) in caso di scarsita’ di fioriture o di condizioni meteorologiche avverse. Sciamatura artificiale con celle reali innestate Questo metodo permette di formare più nuclei da utilizzare per la fioritura principale; lo sviluppo dei nuovi nuclei viene velocizzato con la formazione di celle reali. L’operazione si svolge nel seguente modo: 1.
2.
3.
4.
5.
Il ciclo completo dalla orfanizzazione della colonia alla schiusa delle nuove operaie ha quindi una durata variabile compresa fra i 40 e i 55 giorni. Le famiglie di origine, dalle quali sono stati prelevati i telaini per la formazione dei nuovi nuclei, dovrebbero riequilibrarsi nel giro di una ventina di giorni; nutritele con sciroppo per qualche settimana per ovviare alla perdita delle bottinatrici. Un altro sistema basato sullo stesso principio viene denominato ‘metodo del ventaglio’; esso prevede lo smembramento di una sola famiglia per la creazione di più nuclei: 1.
2.
Altri sistemi basati sugli stessi principi, prevedono la produzione di api regine già feconde: in tal modo l’avvio dei nuovi nuclei viene indubbiamente accelerato dall’immediata deposizione della nuova regina. In ogni caso è indispensabile controllare costantemente lo sviluppo dei nuovi nuclei e, a seconda dei casi, rinforzarli con nuove bottinatrici, nuova covata o riunirli fra di loro o alla famiglia di origine, in caso di debolezza. Altre tecniche di allevamento Nella continua ricerca dell’incremento della produzione, l’uomo ha sviluppato altre tecniche di conduzione più sofisticate e complesse, le quali generalmente prevedono un maggiore impegno di tempo e di attrezzature per l’apicoltore. Riportiamo a titolo di esempio un articolo sulla gestione di alveari con due regine, scritto nel 1977 dai prof.i Franco Marletto e Aulo Manino, tratto da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”: Conduzione degli alveari con due regine Posa e raccolta dei melari Il melario viene aggiunto poco prima delle principali fioriture della zona, quando la famiglia copre almeno il 75% dei telaini e alcuni di loro sono imbiancati dalla produzione di cera fresca. Tra nido e melario e’ possibile inserire la grata escludi-regina, per impedire che la regina salga a deporre nel melario. Se non si dispone di questo attrezzo e se la regina occupa qualche telaino del melario con la covata, é possibile, al termine della raccolta del miele, riunire tutti i telaini di covata a beneficio di una famiglia dotata di escludi regina e attendere lo sfarfallamento delle giovani api. Se il primo melario si satura prima dell’esaurirsi della fioritura e’ possibile collocare un secondo melario, preferibilmente interposto fra il nido e il melario pieno: in tal modo il miele contenuto nel melario superiore potrà maturare mentre le api riempiranno più comodamente quello in contatto con il nido. Un melario si considera maturo se opercolato almeno al 75%. Il giorno precedente alla raccolta dei melari e’ consigliabile inserire un apiscampo fra nido e melario: in tal modo la raccolta risulta semplificata dalla presenza di un numero di api decisamente inferiore e le rimanenti api potranno essere facilmente spazzolate o scosse dai telaini; successivamente i telaini privi di api potranno essere depositati nei melari e coperti. Gli apicoltori professionisti utilizzano un apposito soffiatore per liberare i telaini dalle api. Durante la raccolta allontanatevi dagli alveari per liberare i melari dalle api; in tal modo si eviterà di suscitare eccessiva eccitazione e provocare saccheggi; ricordatevi inoltre di non depositare mai i telaini in terra. Nutrizione La somministrazione di nutrimento alle api é un’operazione da affrontare con cautela e avvedutezza. Normalmente le api accumulano all’interno del nido una quantità di scorte tali da fargli superare anche i momenti di particolare difficoltà (temperature rigide, assenza di fioriture). Una buona regola e’ dunque quella di lasciare abbondanti scorte di miele all’interno del nido, oppure stoccare i telaini in magazzino evitando smielature affrettate: la smielatura dei telaini del nido potra’ avvenire a fine stagione, dopo essersi accertati della consistenza delle scorte invernali. Il nutrimento somministrato dagli apicoltori, normalmente a base di zucchero e di qualche integratore, non ha la stessa composizione del miele, che è invece ricco di sali minerali e di enzimi; non e’ quindi consigliabile prolungare la nutrizione per evitare squilibri alimentari che potrebbero indurre disfunzioni nell’organismo delle api e favorire possibili malattie. Oltre a tutte queste ragioni, alcuni fattori di carattere prevalentemente economico inducono gli apicoltori a limitare la nutrizione al minimo indispensabile: il prezzo degli alimenti per api si aggira intorno a poco meno di un euro al kg per sciroppi a base di zucchero invertito e a più di 2 euro per canditi con aggiunta di proteine da utilizzare come sostitutivi del polline per la nutrizione della covata (prezzi al 2006). Tuttavia in alcuni casi può essere necessario provvedere alla nutrizione artificiale delle api per evitare l’eccessivo indebolimento o addirittura la scomparsa delle famiglie dotate di quantità insufficienti di scorte; in altri casi la nutrizione è utile per favorire la formazione di nuovi nuclei o per rinforzare le famiglie per migliorarne la produzione. In ogni caso, é necessario sospendere la nutrizione dopo aver inserito i melari, per evitare che il miele prodotto sia di derivazione artificiale. I tre principali periodi dell’anno durante i quali può essere utile la nutrizione sono i seguenti:
Le sostanze di base per la preparazione di sciroppi (alimento liquido) o canditi (alimento solido) sono:
Le proteine vengono usate come succedanei del polline per favorire lo sviluppo della covata; in genere esse vengono aggiunte a sciroppi e canditi a base zuccherina. Le sostanze proteiche generalmente impiegate sono: lievito di birra, farina di soia o di legumi, farina di mais o di castagne, tuorlo d’uovo e altre sostanze proteiche quali il latte in polvere scremato e la caseina. Per evitare la propagazione di eventuali malattie, viene sconsigliato l’utilizzo del miele nella preparazione degli alimenti artificiali. Per evitare i saccheggi si consiglia di somministrare gli alimenti al calar della sera. Sciroppo Lo sciroppo più comunemente usato e’ quello a base di saccarosio sciolto al 50% (in termini di peso) in acqua, eventualmente arricchito con una piccola quantità di acido tartarico utilizzato per favorire l’inversione dello zucchero, anche se le api sono dotate degli enzimi necessari a produrre l’inversione, cioè la trasformazione del saccarosio in glucosio e fruttosio. L’acido tartarico deve essere utilizzato nella percentuale del 1% rispetto alla quantità complessiva; per es. 1 kg di zucchero, 1 kg di acqua e 2 gr di acido tartarico (cremortartaro). Lo scioglimento avviene mescolando l’acqua dopo averla riscaldata; se si usa l’acido tartarico e’ opportuno raggiungere la temperatura di ebollizione prima di aggiungerlo e mescerlo, altrimenti e’ sufficiente riscaldare l’acqua con il solo ausilio del sole. Per ridurre il costo dello sciroppo, gli apicoltori professionisti in genere ricorrono all’acquisto di zucchero denaturato: si tratta di zucchero amarognolo destinato all’alimentazione animale, ugualmente gradito dalle api. Lo sciroppo conservato in luogo fresco si mantiene circa una settimana prima di inacidire, mentre se mantenuto nel nutritore durante la stagione calda tende a fermentare dopo 2/3 giorni. Candito Il candito e’ un alimento più facilmente gestibile rispetto allo sciroppo, in quanto ha una durata maggiore e può essere utilizzato anche in assenza di nutritori; in compenso richiede una preparazione più elaborata:
Vedi anche gli articoli dei prof.i Aulo Manino e Augusto Patetta da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”: Trattamenti anti-varroa I trattamenti contro l’acaro varroa sono diventati imprescindibili per la salvaguardia delle famiglie, e il controllo dell’infestazione e’ diventato un compito assai oneroso per l’apicoltore. Si rimanda il lettore al capitolo relativo alla varroasi per la descrizione dei trattamenti chimici. Un discorso a parte merita invece il trattamento bio-meccanico primaverile realizzato con il telaino indicatore (anche detto telaino trappola); questo metodo viene brevemente descritto qui di seguito. Telaino indicatore e lotta bio-meccanica (metodo Campero) Il metodo prevede l’impiego di un telaino non costruito e privo di cereo diviso in 3 settori verticali; in tal modo e’ possibile operare sul singolo settore in modo indipendente rispetto agli altri, con lo scopo di osservare l’evoluzione della covata e di eliminare le celle di fuco entro le quali gli acari tendono in prevalenza a rifugiarsi, poco prima dell’opercolatura. Il telaino da costruire viene posto al centro della covata entro l’inizio di aprile, quindi se ne verifica lo stato una decina di giorni dopo: dovendo costruirsi il favo da sole, le api in questo periodo tendono a costruire celle da fuchi e un primo favetto di covata di fuchi dovrebbe essere prossimo all’opercolatura, mentre gli altri 2 settori saranno appena costruiti; si ritaglia e si scarta il favetto più piccolo lasciando invece gli altri due. Successivamente e’ indispensabile ripetere la visita ogni sette giorni asportando sempre il favetto con covata più prossima allo sfarfallamento, eliminando così una gran parte degli acari. Dallo stato di costruzione del telaino è inoltre possibile dedurre lo stato dell’alveare e controllarne lo sviluppo. Pur essendo di facile applicazione, questo metodo viene spesso criticato perché riduce considerevolmente il numero dei fuchi generati da ogni alveare; inoltre e’ assolutamente necessario operare con costanza a distanza di 7/8 giorni per evitare che lo sfarfallamento di un alto numero di fuchi provochi una infestazione irreversibile. Questo metodo, inoltre, non è adatto ai professionisti, i quali dovrebbero visitare gli alveari ad un ritmo insostenibile. Blocco della covata Il blocco della covata e’ un metodo che impedisce o rallenta la deposizione della regina. In tal modo si riducono i consumi dell’alveare e si favorisce la disinfestazione del nido dall’acaro varroa (in assenza di covata l’acaro non trova protezione e i trattamenti risultano piu’ efficaci). Quest’ultima operazione avviene in genere a fine luglio o all’inizio del mese di agosto; successivamente al blocco della covata, gli alveari vengono trattati con disinfestanti a base di timolo o di acido ossalico. L’operazione viene eseguita con diverse modalità e diversi effetti:
Allevamento delle regine In questo capitolo viene fatto un breve accenno delle nozioni di base dell’allevamento delle regine, in modo tale da garantire all’apicoltore professionista un numero di regine feconde sufficiente per le sostituzioni che si rendono necessarie durante la stagione. Per il piccolo apicoltore può essere invece sufficiente ricorrere ai sistemi di orfanizzazione e trasferimento delle celle reali descritti in precedenza. In primo luogo va ricordato che la selezione delle regine va fatta seguendo come criteri generali l’attitudine alla produzione e alla robustezza delle api generate e alla scarsa propensione all’aggressività e alla sciamatura. E’ comunque bene puntualizzare che, non essendo possibile controllare il ceppo di origine dei fuchi (randagi per loro natura), i risultati ottenuti non sono deterministici; d’altro lato il nomadismo caratteristico dei fuchi risolve il problema della consangueneità. Il metodo di base deve essere eseguito in condizioni ambientali adeguate, con una temperatura esterna superiore ai 20 gradi. Esso si articola nei seguenti passi: 1.
2.
3.
4.
5.
6.
Come complemento al metodo descritto é possibile utilizzare delle apposite arnie a tre comparti divise internamente da griglie escludi-regina. Queste arnie vengono commercializzate soprattutto per la produzione di pappa reale. Il loro funzionamento e’ il seguente: il nucleo orfano (4 telaini di covata e scorte) e il telaino d’allevamento vengono ospitati nel comparto di centro, mentre gli altri 2 comparti sono popolati da normali famiglie con regina (su 10 telaini), le quali cedono parte delle proprie nutrici per l’allevamento delle larve posizionate al centro. In tal modo si ottiene un buon riparo dagli sbalzi termici e una maggiore continuità nell’allevamento: sostituendo i telaini del comparto centrale ogni settimana si possono ottenere una decina di nuove regine ad ogni schiusa. Il metodo però non e’ esente da alcune difficoltà: le famiglie disposte lateralmente devono essere molto forti; esse infatti dovranno cedere parte delle proprie nutrici per il nutrimento delle larve alloggiate nel comparto centrale. Con questo tipo di allevamento le larve allevate (max. 15/20 per ogni telaino d’allevamento) vengono accettate solamente in ragione del 60/70%.
Vedi l’articolo del 1979 dei prof.i Franco Marletto e Aulo Manino da “L’Apicoltore Moderno” Università di Torino, Osservatorio di Apicoltura “G. Angeleri”: Allevamento intensivo di api regine nel bolognese Nomadismo Il nomadismo consiste nel trasporto di colonie d’api in luoghi di fioriture particolari o Le arnie utilizzate per il nomadismo sono predisposte in modo da consentire un trasporto non traumatico e, in caso di lunghi viaggi, devono essere dotate di fondo a griglia per permettere una buona aerazione e di griglie verticali per la chiusura del patio d’ingresso presso il quale le api possano sostare durante il trasporto. Per evitare le oscillazioni dei telaini e lo schiacciamento delle api e’ necessario collocare gli alveari orientati con i telaini rivolti longitudinalmente verso il senso di marcia; in genere con questo accorgimento e grazie alla formazione di propoli e di ponti di cera costruiti internamente agli alveari, non sono necessari altri accorgimenti per il trasporto. |