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Bee hotel per insetti impollinatori

A proposito di nidi artificiali per insetti impollinatori

diPaola Ferrazzi1, Andrea Beretta2, Monica Vercelli3 e Marino Quaranta4

  1. Giร  docente del DISAhA, Dipartimento diScienze Agrarie, forestali e Alimentari, Universitร  degli Studi di Torino
  2. Servizio Fruizione Ente Parchi Reali (La Mandria)
  3. Ricercatrice indipendente
  4. CREA Agricoltura e Ambiente, Bologna

Se navigando in Rete vi รจ venuta l’intenzione di acquistare un BEE HOTEL e di metterlo ad esempio in giardino, forse prima dovete leggere quanto segue e poi decidere. Quali sono le intenzioni che vi spingono ad acquistare e a inserire nell’ambiente un bee hotel?
Come scrive Jo-Lynn Teh- Weisenburger (2017), i bee hotel sono un rifugio per gli insetti impollinatori o una moda? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere in considerazione molte questioni. Navigando in Rete ci siamo accorti che, in merito a nidi e rifugi dedicati agli impollinatori selvatici e ad altri insetti (BEE HOTEL o BUG HOTEL) esiste una grande confusione di informazioni e prodotti dedicati, peraltro in maggioranza totalmente inadatti alle loro esigenze, che sovente hanno come unico effettivo risultato l’alleggerimento del portafoglio delle persone che, pensando di aiutare questi piccoli ma fondamentali insetti, commettono un doppio errore:

  • spendendo soldi,
  • acquistando i bee hotel non aiutano la sopravvivenza degli impollinatori selvatici appartenenti alla famiglia Apidae, impollinatori per eccellenza, ma anzi nella grande maggioranza dei casi ne compromettono la conservazione. Questo accade perchรฉ i prodotti presenti sul mercato, di solito in Rete, sia quelli in vendita, pubblicizzati anche da grandi ditte, sia quelli che riportano le istruzioni per costruirli, nove volte su dieci non sono assolutamente idonei alla salvaguardia degli impollinatori, come avviene per molti nidi artificiali presentati da โ€œespertiโ€ che si improvvisano sui Social nel mostrare come si costruisce un bug hotel.

Troppo spesso infatti queste strutture sono costruite con materiali non idonei a garantire un corretto isolamento oppure sono impregnate con sostanze chimiche dannose e possono essere addirittura attrattive per i parassitoidi che si nutrono a spese delle api selvatiche ospitate (Maclvor e Salehi, 2014). Sovente le loro misure non rispondono alle esigenze degli insetti impollinatori che debbono deporvi in sicurezza uova e scorte alimentari.
Un bee hotel ben costruito, secondo gli esperti del settore, come Pavlis (2021),

  • dovrebbe avere una profonditร  non inferiore a 15-20 cm;
  • non dovrebbe avere collanti o essere impregnato con sostanze chimiche atte ad evitare la degradazione del legno ma in grado di interferire con lo sviluppo degli insetti;
  • lo spessore delle pareti esterne non deve essere inferiore ai due centimetri;
  • i fori dei nidi devono essere lisci per evitare di creare danni alle ali degli insetti;
  • i diametri dei fori devono avere misure differenti, a partire da due millimetri fino ad un paio di centimetri e oltre per insetti di grandi dimensioni, come l’ape legnaiola, Xylocopa violacea,-
  • le scanalature devono essere leggermente inclinate per impedire all’acqua di ristagnare e di mantenere l’umiditร , che รจ un nemico letale.
Figura 1. Grande bee hotel, poco ido- neo a causa della tipologia dei tunnel e dannoso per la concentrazione teori-camente alta di impollinatori selvatici che potrebbe contenere, esponendoli a svariati rischi.
Foto Paola Ferrazzi.

Solitamente per i bee hotel venduti in Rete non vengono date indicazioni su come posizionare la struttura e a che altezza: sono necessarie una corretta esposizione a sud-sud/est e l’assenza di arbusti, fiori e piante sulla linea di volo per diversi metri, nonchรฉ una sopraelevazione di almeno100-150 cm da terra.
I nidi inoltre devono essere sostituiti o per lo meno ripuliti minuziosamente ogni anno, poichรฉ vi si accumulano esuvie, detriti vari, acari e organismi patogeni come batteri e funghi. Dopo avere prestato attenzione a tutti questi aspetti esiste per questi nidi il serio problema della concentrazione di uova, larve o pupe di impollinatori in attesa di sfarfallare come adulti nel periodo primaverile o estivo, concentrazione ben evidente nella figura 1, che raffigura un grande bug hotel, con molte โ€œcamereโ€ ma quasi tutte delle stesse dimensioni e altre troppo grandi e di forma non consona.
Tali concentrazioni favoriscono la diffusione di malattie, virosi, batteriosi, micosi sia all’interno dei nidi sia nell’ambiente esterno, come avviene quando grandi popolazioni di qualsiasi specie sono concentrate in poco spazio (MacIvor e Packer, 2015; Polidori e Sanchez-Fernandez, 2020). Forti concentrazioni inoltre agevolano di molto i cleptoparassiti, insetti che depongono le loro uova nelle celle dove sono presenti l’uovo o la larva con le provviste depositate dalle madri per il loro sviluppo (polline impastato con nettare), che cosรฌ vengono depredate dagli sgraditi ospiti causando la morte dei legittimi occupanti delle cellette. I numerosi nemici degli Apidi, soprattutto insetti parassitoidi e predatori, riducono fortemente le popolazioni di questi nidi, risultando avvantaggiati dal trovarsi a disposizione molti individui delle specie da loro utilizzate per il nutrimento della prole o il loro stesso nutrimento tutti insieme in uno spazio ridotto, senza spendere energie e tempo per cercarli nell’ambiente naturale. La concentrazione dei bee hotel puรฒ rappresentare una irresistibile tentazione a rimpinzarsi per i picchi, che sono in grado di forare con il loro robusto becco legni duri e molto spessi; per questo รจ bene proteggere sia la parte laterale che posteriore dei bug hotel con una rete metallica zincata cosรฌ da impedire al picchio di servirsi come fosse in un โ€œMc Bugโ€, utilizzando la lunghissima lingua vischiosa e dotata all’estremitร  di uncini.
Altri uccelli, come i gruccioni, possono trovare nei bug hotel una ricca offerta alimentare. Un’altra grave problematica รจ l’occupazione di questi nidi artificiali da parte di insetti alloctoni, come alcuni Apidi del genere Megachile, (in Europa soprattutto Megachile sculpturalis), che moltiplicandosi grazie a questi ricoveri entrano in competizione vittoriosa con le api selvatiche autoctone per i siti di nidificazione e le risorse, diventando dei pericolosi antagonisti (Quaranta et al, 2014, Geslin et al, 2020). Gli impatti negativi dei nidi artificiali

Figura 2. Bee hotel costruito correttamente, posto a scopo didattico in un’area rappresentativa alle porte di Biella gestita dal Circolo culturale sardo Su Nuraghe, ricca di flora mediterranea tipica della Sardegna. Foto Paolo Detoma

sugli impollinatori dimostrano che queste strutture non possono essere considerate dei rifugi e delle protezioni a salvaguardia di questi insetti e della biodiversitร , ma piuttosto un rischio; oltretutto le specie che vi possono nidificare sono solo una piccola parte degli impollinatori presenti nei nostri territori.
Gran parte degli impollinatori selvatici infatti nidifica nel suolo; con i bug hotel si opererebbe quindi una selezione che interferisce con l’equilibrio ambientale e la biodiversitร . Occorre tener conto che le api selvatiche sono in grado di trovare autonomamente siti adatti alla nidificazione in tutti gli ambienti, nelle strutture piรน disparate e ovunque ci sia vegetazione: ne danno prova i numerosi Apidi presenti negli ambienti urbani, che solitamente presentano una cospicua flora utile per fornire risorse di nettare e di polline offerte sia da piante coltivate sia spontanee. I bee hotel, soprattutto se di grandi dimensioni e se non sufficientemente distanziati sul territorio, causano un impoverimento degli impollinatori presenti nel territorio stesso, riducendo la biodiversitร  ambientale e l’impollinazione di piante coltivate e spontanee e causando quindi l’effetto opposto a quello che si vorrebbe ottenere.
Ciรฒ nonostante la presenza di bee hotel puรฒ avere anche aspetti positivi purchรฉ si tenga conto di alcuni essenziali requisiti. I bug hotel devono essere di piccole dimensioni, costruiti e sistemati secondo le indicazioni date e posizionati sempre molto distanziati sul territorio, in luoghi dove possano rivestire una funzione didattica (figura 2).
La loro collocazione ideale dovrebbe essere presso scuole, musei o parchi, allo scopo di attirare l’attenzione dei cittadini sugli insetti impollinatori in quanto fondamentali protagonisti della biodiversitร  e di insegnare a riconoscerli e a comprenderne l’importanza, con l’ausilio delle strutture graziose e accattivanti che li possono ospitare, di tavole descrittive e di codici QR che rimandino a corrette ed esaustive informazioni.
L’altra finalitร  utile dei bug hotel รจ rappresentata dal loro impiego in ambito scientifico per monitorare, seppure in misura molto parziale, visto il numero ridotto di specie impollinatrici che possono occupare questi siti, la fauna impollinatrice di un territorio. Secondo rilevamenti condotti in 5 diverse nazioni europee tramite questi โ€œcondominii per insetti Antofili, cioรจ insetti che si nutrono sui fiori consentendone l’impollinazioneโ€, le specie di Apidi che colonizzano tali strutture sono solo 10, a fronte di un totale di 278 specie rilevate con diversi metodi di monitoraggio (Westfal et al, 2008). Le specie di api selvatiche identificate in Europa sono circa 2000, ma le conoscenze su biologia, ecologia e stato delle popolazioni sono insufficienti per oltre la metร  di questi Apidi (Nieto et al, 2014). Tra le circa 1000 specie presenti in Italia (Quaranta e Cornalba, in preparazione) si conosce il modo di nidificare del 90% di esse. Teoricamente i bee hotel potrebbero essere utilizzati da un centinaio di specie di Apidi nidificanti nel soprassuolo, appartenenti ai soli generi Anthidium, Ceratina, Chelostoma, Heriades, Hoplitis, HJJagus, Megachile, Osmia e Xylocopa,su circa 60 generi di api conosciuti in Italia. L’esperienza di Quaranta e di altri suoi colleghi tuttavia ha permesso di rilevare in questi nidi artificiali solo le seguenti specie di api selvatiche: Anthidium florentinum,A. manicatum, Heriades truncorum (e probabilmente altre due specie di Heriades), Megachile centuncularis, M. rotundata, l’esotica Megachilesculpturalis,Osmia bicornis, O.caerulescens, O. cornuta, O. fafrgi/fei, Xylocopa violacea e pochissime altre. Anche in questi casi l’utilizzo dei bee hotel deve essere comunque contenuto e limitato nel tempo, per non alterare gli equilibri della fauna impollinatrice e non favorire effetti avversi dovuti all’incremento di malattie, di parassitosi o di specie esotiche invasive.

Figura 3. Osmia che cementa un foro tra pietre di una vecchia casa dopo avervi depositato provviste di polline e le sue uova. Foto Paola Ferrazzi

Si deve comunque tener presente che in ogni ambiente non gravemente antropizzato o ad agricoltura intensiva esistono moltissimi siti utili alla nidificazione di questi preziosi insetti, che scelgono a tale scopo il suolo, le piante, manufatti vari (Figura 3),…
Per la loro conservazione e per ovviare all’ormai ben noto declino degli insetti impollinatori emerge quindi l’importanza di salvaguardare aree incolte, destinandone alcune a zone rifugio per gli insetti, di ridurre le lavorazioni del terreno che ne distruggono habitat e rifugi, di evitare il piรน possibile l’impiego di agrofarmaci (insetticidi, fungicidi, diserbanti), che agiscono limitando non solo le specie che svolgono l’essenziale opera di impollinazione di piante coltivate e spontanee, ma anche gli insetti che, grazie al loro specifico comportamento, effettuano un’azione di lotta biologica nei confronti degli insetti dannosi alle piante. Tentare quindi di imporre una soluzione umanizzata e commerciale al declino degli impollinatori, come sta purtroppo avvenendo, non รจ una buona soluzione, poichรฉ la Natura ha sperimentato nel corso di milioni di anni, e continua a farlo, le soluzioni migliori per ogni singola specie nella sua lotta per l’esistenza, sempre che non venga ostacolata.

ย Riferimenti bibliografici

-Geslin B., Gachet S., Deschamps-Cottin M., Flacher F., Ignace B., et al. 2020. Bee hotels host a high abundance of exotic bees in an urban context. Acta Ogcologica 105,103556; DOI: 10.1016/ j.actao.2020.103556.

-Krunic M., Stanisavljevic L., Pinzauti M., Felicioli A. 2005. The accompanying fauna of Osmia comma and Osmiaru/a and effective measures of protection. Bulletin of Insectology 58, 141-152.

-Maclvor J.S., Packer L. 2015. Bee Hotels’ as Tools for Native pollinator Conservation: A Premature Verdict? PLoSONE2015, 10, e 0122126; DOI: 10.1371/journal.pone.0122126.

-Maclvor J.S., Salehi B. 2014. Bee species-specific nesting material attracts a generalist parasitoid: Implications for co-occurring bees in nest box enhancements. Environmental Entomology 43, 1027โ€”1033; DOI: 10.1603/ EN13241.

-Moenen R. 2012. De broedparasiet Cacoxenus indagator (Drosophilidae) ende parasitoรฏden Melittobiaacasta (Eulophidae) en Coelopencyrtus sp. (Encyrtidae) bij solitaire bijen in kunstmatige nestgelegenheid. Entomologische Berichten 72,63-70.

-Nieto A., Roberts S.P.M., Kemp J., Rasmont P., Kuhlmann M., Garcia Criado M., Biesmeijer J.C., et a1. 2014. European Red List of bees.

Luxembourg: Publication OffiCeoftheEuropeanUnion. ISBN:978-92-79-44512-5; DOI:10.2779/77003.

-Pavlis R. 2021. http:// gardenmyths.com/bee-hote1s- really-work/

-Polidori C., Sanchez- Fernandez D. 2020. Environmental niche and global potential distribution of the giant resin bee Megachilg sculpturalis, a rapidly spreading invasive pollinator. tslobal Ecology and Conservation24, e01365; DOI: 10.1016/j.gecco.2020.e01365.

-Quaranta M., Cornalba M., Bees of Italy: an annotated checklist (Hymenoptera, Apoidea, Apiformes). In prep.

-Quaranta M., Sommaruga A., Balzarini P., Felicioli A. 2014. A new species for the bee fauna of Italy: Megachile sculpturalis continues its colonization of Europe. Bulletinof Insectology67, 287-293.

-Teh-Weisenburger J.L. 2017. https:// www.linkedin.com/pulse/ insect-hotels-refuge-fad-jo- lynn-teh-weisenburger.

-Westphal C., Bommarco R., Carrรฉ G., Lamborn E., Morison N., Petanidou T., Potts S.G., Roberts S.P.M., Szentgyรถrgyi H., Tscheulin T., Vaissiรจre B.E., Woyciechowski M., Biesmeijer J.C., Kunin

W.E., Settele J., Steffan- Dewenter I. 2008. Measuring bee diversity in different european habitats and biogeographical regions. Ecological Monographs78, 653-671.

Le distanze degli alveari da strade ecc.


di Pasquale Angrisani

Le distanze tra gli apiari e i confini delle zone molto frazionate e urbanizzate sono soggette a continue controversie. La legge
del 24 dicembre 2004 n. 313, (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 306 del 31/12/2004) ha disciplinato nellโ€™art. 8 le distanze minime degli apiari da rispettare dai confini pubblici e privati (figure 1 e 2). รˆ chiaro che nel caso in cui vi siano disposizioni vigenti piรน restrittive, stabilite da norme regionali, provinciali o comunali, devono essere rispettate tali norme.
In ultima ipotesi, il Sindaco ha poi la facoltร , qualora si renda indispensabile tutelare la quiete e la sicurezza pubblica, di imporre con ordinanza sindacale opportune modalitร  e limiti nellโ€™allevamento delle api. In un certo senso, la norma sulle distanze ha la funzione di regolare i rapporti tra le diverse proprietร  finitime, al fine di assicurare la simultaneitร  e la possibilitร  del contemporaneo esercizio dei diritti relativi da parte dei singoli proprietari confinanti, conciliando in tal modo le opposte esigenze di ciascun proprietario.
Lo scopo di questโ€™articolo รจ quello di fornire un utile approfondimento e una guida da consultare per poter affrontare con cognizione
i principali problemi che possono sorgere sulle distanze minime previste dalla legge tra gli apiari e i confini pubblici e privati. Leggendo lโ€™art. 8 si rileva che โ€œGli apiari devono essere collocati a non meno di cinque metri dai confini di proprietร  pubbliche o privateโ€. Tale distanza, stabilita per lโ€™installazione di apiari (cosรฌ come vengono definiti allโ€™art. 2 della stessa legge al comma 3 lett. C) verso i confini di proprietร  pubbliche o private, non si deve limitare alla sola installazione degli apiari, ma per una maggiore tutela va applicata anche a un singolo alveare.
Il legislatore allโ€™art. 8 ha imposto la distanza minima senza riferire nulla sulla direzione di volo delle api, su come devono essere collocati e orientati gli alveari

e su come si deve misurare la distanza degli apiari dai confini. Le manchevolezze che si riscontrano nella presente legge si possono cosรฌ riassumere. La misurazione della distanza, ove esiste il locus a quo per
la misurazione, in altre parole il punto di partenza, deve sempre misurarsi in senso orizzontale e perpendicolare al confine altrui, nel punto piรน prossimo alla porticina dellโ€™alveare, senza tener conto dellโ€™eventuale dislivello dei fondi che si fronteggiano. Nelle figure 1, 2 e 3 si osserva il modo di misurare la distanza minima dal confine con alveari disposti in maniera varia.
Questa distanza minima dal confine puรฒ essere derogata, poichรฉ รจ stato previsto nello stesso art. 8 che โ€œIl rispetto delle distanze non รจ obbligatorio se sono interposti, senza soluzioni di continuitร , muri, siepi
o altri ripari idonei a non consentire il passaggio delle api. Tali ripari devono avere unโ€™altezza di almeno due metriโ€ (figura 4). Il legislatore, introducendo la deroga sulla distanza da rispettare tra gli alveari e la proprietร  altrui, si รจ espresso anche qui in modo generico e aleatorio, indicando ripari idonei a non consentire il passaggio delle api di altezza non inferiore a 2 m.
Sembra che il legislatore abbia voluto mediare sulla distanza introducendo parametri fissi, non legati a molte variabili esistenti tra gli alveari e il confine, come la distanza tra gli alveari e gli ostacoli e tra gli ostacoli e il confine, nonchรฉ la direzione di volo delle api, tutte variabili che sono soggette a continue diatribe tra gli apicoltori e i proprietari dei fondi confinanti.
Per questo, quando sโ€™installa un apiario con interposto un ostacolo naturale o artificiale, lโ€™apicoltore deve garantire al vicino confinante, indipendentemente dai parametri fissi stabiliti dal legislatore, la stessa incolumitร  che avrebbe in assenza di alveari. Le altezze (hx) degli ostacoli dovranno essere misurate partendo dalla quota dโ€™ingresso della porticina dellโ€™alveare e potranno essere ricavate dalla seguente formula, che va applicata quando la somma delle distanze dallโ€™alveare allโ€™ostacolo e dallโ€™ostacolo al confine รจ inferiore a 5 m.

Dove:
l1 = distanza dallโ€™alveare allโ€™ostacolo;
l2 = distanza dallโ€™ostacolo al confine;
hx = altezza dellโ€™ostacolo, misurata
dalla quota dโ€™ingresso allโ€™alveare;
โˆš = radice quadrata.


Tabella 1
Un esempio di applicazione della formula. Se la somma delle distanze รจ pari a quella minima, le altezze degli ostacoli si riducono a zero (fig. 5, 6, 7, 8).


La tabella รจ formata da una prima riga, dove รจ indicata la distanza in metri dallโ€™alveare allโ€™ostacolo, e da una prima colonna dove รจ indicata la distanza in metri dallโ€™ostacolo al confine. Dallโ€™intersezione di queste due variabili,
l1 e l2, si ricava lโ€™altezza dellโ€™ostacolo. I risultati in rosso sono i minimi imposti dalla legge n. 313/04, in verde sono quelli che sono stati calcolati e che tutelano maggiormente il confinante.

ESEMPI, CON LE RELATIVE MISURE, DI APPLICAZIONI DELLA TABELLA 1
Per garantire ulteriormente al vicino di poter usufruire totalmente e senza problemi devono estendersi di oltre 5 metri rispetto al primo e allโ€™ultimo alveare della fila, se disposti parallelamente al confine (figura 7), oppure rispetto allโ€™alveare piรน prossimo al confine se sono disposti in maniera perpendicolare al confine stesso (figura 8).
Per essere sicuri di garantire una certa sicurezza al vicino quando sโ€™installano gli alveari a ridosso del confine il dislivello va convenientemente aumentato, inserendo un ostacolo avente unโ€™altezza calcolata con la formula precedente o ricavata direttamente dalla tabella 1.
In pratica, con gli alveari disposti in un fondo inferiore a 0,5 m dal confine e con un dislivello tra i fondi confinanti di 2 metri, bisogna aggiungere un ostacolo di 2,97 metri, in modo da garantire un ostacolo di 4,97 m tra i due fondi.




Il legislatore, sempre allโ€™art. 8, riferisce che, quando la configurazione dei luoghi dove sono installati gli alveari รจ a terrazze, โ€œIl rispetto delle distanze non รจ obbligatorio se tra lโ€™apiario e i luoghi ivi indicati esistono dislivelli di almeno
due metriโ€.

Anche in questo caso la disposizione sembra superficiale, poichรฉ le variabili che nascono nellโ€™installazione degli apiari quando esistono dislivelli tra i due fondi contigui, come la posizione degli alveari, la direzione di volo e la distanza dal confine, sono elementi che possono nuocere o recare molestia al confinante. I rischi si amplificano se lโ€™apiario รจ posizionato nel fondo sottostante.
Le figure 9, 10, 11 e 12 mettono in risalto gli inconvenienti e i pregi derivanti dalle varie ubicazioni degli alveari.
Il legislatore poi, per regolare i rapporti tra il privato e il pubblico e per salvaguardare la sicurezza della circolazione, nellโ€™art. 8 ha imposto che โ€œGli apiari debbano essere collocati a non meno di dieci metri da strade di pubblico transitoโ€.
Non specifica perรฒ da quale punto della strada bisogna iniziare la misurazione, (limite della piattaforma, banchine, marciapiedi, ciglio ecc.) Si presuppone che, avendo

Figura 12 Anche gli alveari ubicati sul fondo
inferiore, seppure con la direzione di volo opposta al fondo del vicino, sono sconsigliabili
anche se rispettano la norma, poichรฉ le api potrebbero in parte invadere la proprietร  altrui.
Figura 13
Si sconsiglia di posizionare gli alveari (alveare a) che si trovano piรน in basso rispetto alla strada con la porticina rivolta verso la strada stessa, anche se si rispetta la distanza legale.
Gli alveari posti piรน in alto rispetto alla strada (alveare b) dovrebbero avere la direzione di volo dalla parte opposta rispetto alla strada stessa, sempre rispettando la distanza legale.
Figura 14
Gli alveari posizionati alla stessa quota di una strada limitrofa (alveare c) con la porticina rivolta verso la strada stessa sono da evitare anche se rispettano la distanza legale, tranne che nel caso di ostacoli naturali davanti agli alveari.
Gli alveari posizionati al di sopra di una strada limitrofa (alveare d) senza alcun ostacolo naturale che possa alzare la traettoria di volo sono da evitare, anche se rispettano la distanza legale.
Figura 15
Dato che la distanza che intercorre tra la porticina dellโ€™alveare e lโ€™industria dolciaria o similare รจ notevole, lโ€™orientamento degli alveari in questo caso รจ ininfluente.

anche questa norma la funzione di regolare i rapporti tra le diverse proprietร , le misurazioni vadano compiute sempre tra la porticina dellโ€™alveare e il ciglio della strada.
Per ciglio della strada sโ€™intende il confine limite della sede o piattaforma stradale che comprende tutta la sede viabile, quella veicolare e quelle pedonali, ivi contenute le banchine
o altre strutture laterali alle predette sedi quando queste sono transitabili, nonchรฉ le strutture di delimitazione non transitabili (parapetti, arginelle e simili). In ogni modo, gli alveari situati in prossimitร  di strade sia allo stesso livello, sia piรน in alto o piรน in basso sono da evitare perchรฉ, oltre a poter provocare problemi ai passanti se non vi sono ostacoli che alzano naturalmente la traiettoria di volo durante lโ€™andirivieni delle api, queste possono rimanere schiacciate sui parabrezza delle auto in corsa.
Il legislatore ha tutelato allโ€™art. 8 anche le industrie che trasformano sostanze zuccherine, perchรฉ โ€œNel caso dโ€™accertata presenza dโ€™impianti industriali saccariferi, gli apiari devono rispettare una distanza minima di un chilometro dai suddetti luoghi di produzioneโ€. Vista la legislazione vigente, non ci dovrebbero comunque essere problemi (figura 15).
Per concludere il discorso sulle distanze tra gli apiari e le proprietร  finitime si puรฒ affermare che, sebbene le distanze siano regolate dalla
legge nazionale e dalle leggi locali, lโ€™apicoltore non puรฒ esimersi dallโ€™usare tutte le precauzioni possibili affinchรฉ la sua attivitร  non costituisca pericolo a terzi. Lโ€™apicoltore infatti รจ sempre responsabile, civilmente e penalmente, quando lavora con le api per i danni che vengono dimostrati, salvo che provi che il fatto dannoso รจ stato causato dal comportamento imprudente del danneggiato o da un estraneo allโ€™attivitร , oppure che รจ ricorso il caso fortuito.

Piano regionale per il controllo dellโ€™infestazione da Varroa destructor 2020

PREMESSA 

La varroatosi (sindrome parassitaria causata da Varroa destructor) rappresenta uno dei principali problemi sanitari per lโ€™apicoltura, in quanto trattasi di una parassitosi endemica ed ubiquitaria in tutto il mondo ove presente lโ€™ape europea โ€œApis melliferaโ€.
Il presente piano regionale ha lo scopo di delineare i principi ispiratori ed i punti cardine per unโ€™efficace azione di controllo della Varroa oltre a quello di aggiornare, nel modo piรน estensivo possibile e scientificamente provato, gli apicoltori piemontesi; a tal fine si rende indispensabile unโ€™attiva partecipazione e coinvolgimento delle Associazioni di apicoltori presenti sul territorio ed in particolar modo quelle associazioni che per loro statuto svolgono attivitร  di consulenza, aggiornamento e formazione ai loro associati. 

Gli obiettivi generali che il Piano intende raggiungere sono:ย 

  • a protezione del patrimonio apistico dallโ€™infestazione da Varroa;
    ๏ปฟ
  • la tutela delle produzioni dai rischi derivanti dallโ€™impiego di sostanze acaricide;
    ๏ปฟ
  • lโ€™adozione, da parte di tutti gli apicoltori operanti nel territorio regionale, di un piano
    organico per il controllo della varroatosi;
    ๏ปฟ
  • possibilitร  nel lungo termine di arrivare a certificazioni territoriali circa lโ€™infestazione da
    Varroa.
    ๏ปฟ

Gli obiettivi particolari che il Piano intende raggiungere sono: 

  1. stabilire criteri, condivisi con le rappresentanze degli apicoltori, per la programmazione
    degli interventi acaricidi, con lโ€™obiettivo di sincronizzarli in un preciso arco di tempo ed in
    una determinata area territoriale omogenea;
  2. fornire un elenco aggiornato dei prodotti acaricidi approvati;
  3. diffondere e far conoscere tecniche atte a stabilire in modo attendibile il grado
    dโ€™infestazione da Varroa negli alveari;
  4. diffondere e far conoscere tecniche apistiche mirate a ridurre la popolazione di Varroa negli
    alveari, tecniche che, di pari passo con lโ€™aumento della farmaco resistenza nei confronti di
    prodotti acaricidi, assumono importanza crescente;
  5. stabilire lโ€™attivitร  di controllo regionale, a carico dei servizi Veterinari delle ASL,
    sullโ€™effettiva effettuazione di quanto stabilito dal Piano;
  6. promuovere attivitร  di divulgazione del Piano.

Il piano รจ composto sia da una parte descrittiva con gli aspetti fondamentali del controllo della Varroa, sia da una parte di allegati che potranno essere aggiornati annualmente entro il mese di aprile-maggio.ย 

ASPETTI FONDAMENTALI PER IL CONTROLLO DELLA Varroa destructor 

Coordinamento territoriale 

La strategia di controllo dellโ€™infestazione da Varroa prevede lโ€™attuazione di interventi che, se correttamente applicati, permettono di mantenere il grado di infestazione ad un livello tale da non compromettere la produttivitร  e la sopravvivenza dellโ€™alveare. 

Il risultato di detti interventi puรฒ essere compromesso dal fenomeno della reinfestazione, il cui impatto รจ in genere particolarmente rilevante nel periodo che precede lโ€™invernamento. Per contenere questo fenomeno รจ necessario limitare la presenza contemporanea di colonie trattate e di colonie non ancora trattate nello stesso territorio e tanto piรน nello stesso apiario. 

Se non รจ semplice ridurre la fonte di reinfestazione costituita dalle colonie naturali, che generalmente derivano da sciami sfuggiti al controllo dellโ€™apicoltore, risulta invece piรน fattibile la limitazione dello scambio di acari fra alveari allevati. Ciรฒ puรฒ avvenire impostando la lotta a livello territoriale, attraverso un coordinamento degli interventi che deve derivare dalla collaborazione fra Associazioni di categoria e Autoritร  Sanitarie e prevedere trattamenti contemporanei, almeno per zone omogenee; a tal fine รจ buona norma che apicoltori, con apiari contigui o comunque vicini territorialmente, concordino tra di loro la tempistica dei trattamenti, arrivando in questo modo allo stesso fine e con vantaggi per tutte le parti.ย 

Attraverso tale coordinamento si deve realizzare anche unโ€™attenta scelta dei principi attivi disponibili e dei corrispondenti farmaci reperibili sul mercato (ALLEGATO 1), al fine di ottimizzarne lโ€™impiego e limitare il rischio di comparsa di fenomeni di farmacoresistenza.
Si sottolinea pertanto la necessitร  di mantenere sempre alta lโ€™attenzione nei confronti di questo parassita e di non affidarsi per il suo controllo ad interventi improvvisati o tardivi.ย 

Va considerata inoltre lโ€™opportunitร  di anticipare i trattamenti, in funzione anche dellโ€™attivitร  di bottinatura delle api, cosรฌ da ridurre i rischi derivanti da livelli di infestazione molto elevati e spesso difficilmente controllabili. Non va dimenticato infatti che unโ€™infestazione molto elevata concorre a creare le condizioni perchรฉ altri agenti patogeni, come ad esempio alcuni virus, possano ulteriormente danneggiare lโ€™alveare, compromettendone la sopravvivenza. 

Da ultimo si ricorda nuovamente di leggere con attenzione il foglietto illustrativo dei farmaci utilizzati per il controllo dellโ€™infestazione da Varroa, in modo da garantire sempre un loro corretto utilizzo. 

MONITORAGGIO DEL GRADO DI INFESTAZIONE 

Un aspetto della lotta alla Varroa รจ dato dalla conoscenza del grado di infestazione delle proprie colonie, anche al fine di rilevare per tempo situazioni critiche ed attuare tempestivamente interventi di emergenza oppure anticipare il trattamento giร  programmato. Si sottolinea che gli interventi programmati devono essere comunque effettuati anche in assenza di sintomi riferibili allโ€™infestazione e con gradi di infestazione poco elevati. Ogni apicoltore dovrebbe essere informato sui metodi di monitoraggio ad oggi conosciuti ed efficaci. I metodi sono diversi e ultimamente sono stati messi a punto dei dispositivi che consentono il conteggio delle varroe evitando di sacrificare le api (sistemi meccanici e/o che utilizzano la CO2). Logicamente, in caso di infestazioni eccessive, non occorre ricorrere a metodi di monitoraggio, lโ€™apicoltore รจ in grado di riconoscerle con una normale osservazione delle sue colonie (presenza di varroe visibili su piรน api adulte o piรน varroe su una stessa ape, presenza di covate anomale con cellette vuote, presenza di api con ali deformi). Queste osservazioni sono di solito associate alla caduta di numerose varroe sul fondo dellโ€™arnia).ย 

DISPOSIZIONI PER GLI APICOLTORI CHE DETENGONO APIARI SUL TERRITORIO PIEMONTESE 

Tutti gli apicoltori, sia che producano per la commercializzazione sia per autoconsumo, allโ€™inizio di ogni stagione produttiva, devono pianificare le strategie di lotta alla Varroa che intendono adottare presso i loro apiari con largo anticipo al fine di reperire i presidi sanitari con cui intendono eseguire i trattamenti in tempo utile. 

Tutti i trattamenti farmacologici eseguiti per il controllo della Varroa devono essere obbligatoriamente registrati dallโ€™apicoltore. Gli apicoltori che producono per la commercializzazione dispongono di un registro (Registro dei trattamenti farmaceutici) ai sensi dellโ€™articolo 79 del decreto legislativo 6-4-2016 n. 193 da utilizzare per tale scopo. Gli apicoltori che producono per autoconsumo devono utilizzare il libretto apistico di cui allโ€™Art. 96, punto 7, della Legge Regionale n.1 del 22/01/2019, rilasciato gratuitamente dai Servizi Veterinari ASL competenti per territorio.ย 

Occorre registrare la data, il codice apiario, il prodotto utilizzato e il numero di alveari trattati.
Le evidenze di acquisto dei farmaci utilizzati devono essere conservati dallโ€™apicoltore per 5 anni ed essere disponibili nellโ€™eventualitร  di controlli ufficiali.
I titolari di attivitร  di apicoltura devono possedere adeguate conoscenze sulle strategie di lotta per il controllo della varroatosi ed รจ buona norma, per chi intende intraprendere unโ€™attivitร  di apicoltura, seguire un percorso formativo che contempli anche le problematiche sanitarie delle api. 

GLI INTERVENTI ACARICIDI 

MODALITร€ DI INTERVENTO 

La necessitร  di proteggere il patrimonio apistico, salvaguardando al tempo stesso le produzioni dallโ€™inquinamento da acaricidi e il rispetto della normativa vigente, determina la scelta dei soli farmaci autorizzati (vedi ALLEGATO 1).
Nellโ€™effettuare qualunque intervento di lotta alla Varroa รจ indispensabile rispettare scrupolosamente tempi, modalitร  e dosaggi di somministrazione indicati dal produttore, nonchรฉ le informazioni relative alla sicurezza dellโ€™operatore. Si ricorda inoltre che il principio attivo da solo, anche se apparentemente uguale a quello del farmaco, non lo puรฒ sostituire ed รจ vietato.ย 

TEMPISTICA DEGLI INTERVENTI ACARICIDI 

Le caratteristiche del parassita, dei farmaci disponibili e delle tecniche di lotta nei confronti di Varroa destructor disponibili ad oggi impongono di intervenire, nelle nostre condizioni climatiche, almeno due volte lโ€™anno, individuando i periodi piรน adatti in funzione delle situazioni locali. Ciรฒ significa che in funzione delle diverse condizioni geografiche e climatiche, correlate anche al grado dโ€™infestazione, potrebbero essere necessari ulteriori interventi oltre i due citati.ย 

Si sottolinea che tutti i trattamenti acaricidi devono essere effettuati in assenza di melario (fa eccezione il trattamento con MAQSยฎ che, cosรฌ come riportano le istruzioni in etichetta, prescrivono di non asportare il miele nei 7 giorni di trattamento) seguendo rigorosamente le indicazioni di utilizzo di ciascun farmaco.ย 

I trattamenti acaricidi sono normalmente effettuati a fine stagione produttiva e si articolano in due interventi: 

1) AUTUNNALE/INVERNALE, effettuato in assenza di covata per una rimozione radicale delle varroe dagli alveari.ย 

2) ESTIVO di lunga durata effettuato in presenza di covata oppure ESTIVO di breve durata da eseguire in assenza di covata;ย 

In Piemonte il mese di luglio coincide con il termine della stagione produttiva e ciรฒ costituisce unโ€™importante opportunitร  per mettere in atto gli interventi acaricidi. Il trattamento estivo deve essere messo in atto il prima possibile, quando il carico di varroe non รจ eccessivo, al fine di garantire una generazione di api sane atte allโ€™invernamento. Quando le possibilitร  di bottinatura proseguono anche nel mese di agosto, ciรฒ dovrร  essere valutato attentamente ed in ogni caso il trattamento ESTIVO dovrร  essere eseguito entro e non oltre i primi 15 giorni di agosto. Sarร  cura del Settore Prevenzione e Veterinaria della Regione Piemonte, valutate le condizioni eco- climatiche stagionali dellโ€™anno, riportare eventuali tempistiche diverse negli allegati annuali.ย 

TRATTAMENTO AUTUNNALE/INVERNALE 

In Piemonte, ma in linea generale e con alcune eccezioni anche sul territorio nazionale, si verifica nel periodo autunno-invernale unโ€™interruzione di deposizione che รจ utile ai fini del controllo dellโ€™infestazione da Varroa perchรฉ gli acari, trovandosi sulle api adulte non protetti allโ€™interno delle celle opercolate, sono facilmente aggredibili dallโ€™azione degli acaricidi. 

Il trattamento nel periodo autunno-invernale, deve essere effettuato in assenza di covata allโ€™inizio di detto periodo ovvero dal primo di NOVEMBRE a tutto GENNAIO.
La funzione di questo intervento acaricida รจ ridurre in modo drastico il grado di infestazione delle colonie, dopo lโ€™incremento dovuto alla riproduzione ed allโ€™eventuale reinfestazione di acari al termine dellโ€™estate e allโ€™inizio dellโ€™autunno. Da questo punto di vista il trattamento autunno- invernale rappresenta il presupposto fondamentale per la successiva ripresa dellโ€™attivitร  delle colonie. Per questo trattamento si consiglia lโ€™utilizzo di prodotti a base di acido ossalico o con amitraz cosรฌ come riportato nellโ€™ALLEGATO 1.ย 

TRATTAMENTO ESTIVO


Per il trattamento estivo, da effettuarsi nel periodo dal 1 LUGLIO a non oltre il 15 AGOSTO si possono utilizzare prodotti indicati in ALLEGATO 1.
A titolo indicativo per chi effettua il blocco di covata occorre procedere allโ€™ingabbiamento della regina entro la prima metร  di luglio e trattare con un acaricida a rapida azione, in assenza di covata, entro il 15 agosto; per chi effettua i trattamenti con prodotti acaricidi in presenza di covata il periodo va dal 15 luglio al 10 di agosto.
Si puรฒ affermare con sufficiente attendibilitร  che il grado dโ€™infestazione delle colonie raddoppi ogni mese in cui รจ presente la covata. Questa dinamica esponenziale, legata alla riproduzione della Varroa, รจ responsabile del notevole aumento di acari che, nellโ€™arco di pochi mesi, raggiungono livelli critici anche a partire da livelli di infestazioni contenute.
Nella tabella รจ indicato il numero di varroe presenti nella colonia alla fine dellโ€™inverno e nel successivo mese di agosto (considerando un raddoppio mensile).ย 

febbraioย luglio/agostoย 
503200
1006400
20012800

Quanto descritto evidenzia la necessitร  dellโ€™intervento estivo, al fine di contenere la crescita della popolazione di Varroa, riducendo cosรฌ il livello dโ€™infestazione delle colonie e consentendo il corretto sviluppo delle api destinate allo svernamento. Si ricorda inoltre che lโ€™utilizzo contemporaneo di piรน principi attivi (ad esempio trattamento con timolo abbinato ad un principio di sintesi) diminuisce il rischio di incorrere in fenomeni di resistenza. 

CONSIDERAZIONI GENERALI 

La possibilitร  di successo del piano รจ incrementata se, in concomitanza con lโ€™utilizzo dei presidi sanitari, vengono attuate strategie basate sulla lotta biomeccanica ovvero interventi di attivitร  apistica che in questo Piano vengono elencati in ALLEGATO 2. e riconducibili a tre metodi:ย 

  1. BLOCCO DI COVATA
  2. PRODUZIONE DI SCIAMI ARTIFICIALI/NUCLEI
  3. FAVO TRAPPOLA O RIMOZIONE DELLA COVATA MASCHILE

CONTROLLI UFFICIALI 

Lโ€™attivitร  di controllo sullโ€™applicazione del Piano sarร  effettuata dai Servizi Veterinari ASL, sulla base di una programmazione annuale. La percentuale delle aziende apistiche presenti sul territorio da sottoporre a controllo, sarร  indicata di anno in anno in ALLEGATO 3; tale percentuale sarร  stabilita in base allโ€™evoluzione epidemiologica dellโ€™infestazione, allโ€™andamento climatico previsto per lโ€™anno e ad unโ€™analisi del rischio svolta a livello locale; detti controlli si svolgeranno nel periodo giugno-settembre e potranno anche essere svolti in concomitanza di altri controlli in apiario (es. vigilanze I&R o controlli del piano Aethina tumida). I controlli si baseranno sul controllo clinico del un numero di alveari numericamente significativo presenti in apiario (ove possibile anche tramite un metodo di stima della popolazione di Varroa in ogni alveare controllato) e saranno rivolti principalmente a stabilire il livello di infestazione da Varroa e/o alla verifica del trattamento anti-varroa se in atto; alla visita clinica seguirร  il controllo cartolare dei documenti attestanti il trattamento anti-varroa (scontrino/fattura della farmacia/rivenditore in originale e/o prescrizione veterinaria, registrazione dei trattamenti sui registri cosรฌ come indicato nel capitolo โ€œDisposizioni per gli apicoltori che detengono apiari sul territorio piemonteseโ€).ย 

Il controllo clinico riguarderร  un numero di alveari significativo dellโ€™apiario e riguarderร  come minimo 3 alveari per apiari fino a 60 alveari ed una percentuale del 5% degli alveari presenti in apiario per consistenze superiori a 60.
Se in seguito al controllo in apiario si renda necessario effettuare degli accertamenti diagnostici per determinare il tasso di infestazione di un apiario o diagnosticare delle virosi conseguenti allโ€™infestazione da varroa, occorre contattare il Centro Apistico Regionale (C.A.Re.) presso lโ€™Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle dโ€™Aosta, sede di Asti (tel. 0141-272858), per concordare i campioni da prelevare e le metodiche di invio dei campioni. A tal proposito si ricorda che il C.A.Re assicura in regione Piemonte un valido supporto tecnico-operativo ai Servizi Veterinari ASL oltre a promuovere iniziative di qualificazione sanitaria e di promozione dei prodotti apistici regionali.ย 

ALLEGATI

  1. ALLEGATO 1
  2. ALLEGATO 2
  3. ALLEGATO 3